Referendum e sfide inutili
PERCHÉ LA POLITICA ARRANCA? Perché è evidente che non può governare la tecnologia
I Referendum, non raggiungono il quorum e più evidente è il distacco della politica dall’opinione pubblica.
SOLO 14 MILIONI DI ELETTORI HANNO VOTATO.
Che ci porta questa tornata elettorale?
Per chi Governa la certezza che non esiste un modello alternativo all’attuale Coalizione di Governo.
Per chi l’ha proposto, una sorta di “de profundis” visto che non s’è raggiunto nemmeno il 31%.
Per la CGIL che non svolge un ruolo residuale, ma che è comunque una chiara e non maggioritaria parte della società che lavora la certezza d’uno scollamento con la realtà contemporanea. Il lavoro non è più quello del 900 e i diritti dei lavoratori assumono ben altri connotati in una società sempre più fluida che da ieri e non da oggi si confronta con la radicale trasformazione dei sistemi di produzione e l’avvento dell’era digitale e dell’automazione robotizzata!
L’Istituto del Referendum è già da un lustro di secolo che si confronta con il disimpegno generalizzato dell’elettorato! Come hanno fatto i partiti e la politica a non comprendere che l’apparizione sulla scena politica dei Movimenti Populisti avrebbe attraverso l’uso dei social sterilizzato il voto politico d’opinione?
Il ricorso continuo ai social-net, allo scopo di sollecitare un confronto istantantaneo su tutto, era ovvio che avrebbe corroso l’Istituto referendario e l’appuntamento plebiscitario del voto democratico!
La sfida volutamente spostata sul terreno politico ha sacrificato i presupposti sindacali che l’avevano inspirata. Una tornata Referendaria questa, che s’è voluta trasformare nella ricerca d’una spallata al Governo di destra, su contenuti tecnicistici di diritto sindacale che in parte sfuggivano all’intero corpo elettorale. CGIL e UIL che hanno rotto l’unita’ sindacale troveranno difficile dare una lettura diversa da quella della cocente sconfitta del Movimento Sindacale, anche se per il governo sarà impossibile sottovalutare il malcontento di 14 milioni di cittadini che hanno votato.
Per PD e gli altri tre partiti del blocco di sinistra che hanno voluto fare dei referendum una competizione politica con la destra, questa sconfitta si trasformerà in una resa dei conti all’interno della leader shep del PD (con forse un approdo congressuale anticipato) e sarà interpretata dalle altre forze politiche come un regalo, fatto tralaltro in un momento di chiara difficoltà dei partiti di Governo, alla coalizione di maggioranza.
Un risultato questo che forse determinerà l’accantonamento definitivo dell’idea delle larghe intese (per usare un termine da prima repubblica) e della rincorsa alla parte dell’elettorato deluso, magari cercando di riapprodare al proporzionale di prima maniera.
Raggiungere il 31% e la soglia dei 13 milioni di SI ai 4 referendum sul lavoro, non funzionerà comunque come distinguo positivo ma come un grido d’allarme di chi è già minoranza in questo paese e che vede sempre più marginalizzato il problema del diritto e del lavoro. La politica avrà altri momenti di confronto, ma le intese si costruiscono su progetti chiari e non sulla correzione di alcune scelte del passato che stando al risultato referendario sono ormai assimilate dalla maggioranza degli italiani!